La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)
come a cosa inattesa. Nè il Letterato parve meno sgomento. Tuttavìa, a ripigliarsi, fu il primo. Appuntò ratto il fucile verso il Beccajo e fe' fuoco
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luoghi di posa, ve l'adagiò sopra un tàlamo d'erba, e a lato le si fe' ginocchioni, sentèndosi sciorre la rabbia in pietà e la pietà mutarsi in
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postura smargiassa. - Come! ... indietro? - Gualdo tuonò, le vene frontali gonfiate - Indietro a me? Cane! - e fe' l'atto di agguantarlo alla strozza
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parte dal cuore, e il cuore di un padre non può maledire. - Ma io - fe' disperato il Nebbioso - io ... Còpriti il volto, o fanciulla! ... ho ucciso il
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. Gualdo riste' sussultando. Lo invase un rimescolìo, che di senso si fe' sentimento, un sentimento a lui sconosciuto, che parèa rispetto e parèa timore e
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- fe' Aronne - giacchè la volete una legge, propongo anzitutto, che chi uccide o ferisce sia ucciso Chi non accetta, si alzi. - Nessuno si alzò
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, chiami portarlo? - ella disse, stendendo la palma ver' lui, e sulla palma, freddo e stecchito, l'ucciso. Il Nebbioso fe' un gesto di raccapriccio, e